Non mi piacciono le videopoesie, di solito sono una palla, però ne ho fatta una, che forse è una palla, o forse no…
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Non mi piacciono le videopoesie, di solito sono una palla, però ne ho fatta una, che forse è una palla, o forse no…
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La pioggia mi sorprende mentre immagino il tuo viso che si riempie di nuvole e morbillo, ho l’ombrello piantato nel petto e tu a spruzzare latte per le strade mi guardi come un cane che ha le piaghe e allora girami dammi un altro sfondo per morire, devo trovare un paracarro per legarci le mie idee devo sapere quello che stanotte ha sognato il mio computer, mangio la verdura sputo la verdura e mi rigiro nella tomba sgonfio di poesia, la notte scendo prendo nota delle targhe e spero di inciampare sulla tua scatola nera che appena la trovo la sotterro perché cresca l’amore, ma intanto ti dico e te lo dico con un dito che questo è un invito ufficiale a non amarmi mai, solo vieni a raccogliere le alghe che mi galleggiano dentro.
eccomi davanti al prato dove sono nato
che ha l’erba spenta di un circo che spara
il suo nano nelle orecchie di un altro mondo
dove c’è un luogo per ogni cosa ma niente
che io possa capire per domandarmelo
l’inequivocabile che voglio di un acquario,
mi resta allora di trovare un destinatario
non più nuotare la notte a lasciar che fuoco mi consumi
con una parola d’amore che cola dal naso,
un incendio di pesci sfavilla nella specchiera
dolce epistassi giù per il tempo che verrà, si sa
che ogni cielo nero ha bisogno di una collina bianca,
si sa
Non farti ingannare dalla mia pancia che ha la stessa suoneria di un messaggio in arrivo, vieni con me in cima all’acquedotto, senti come abbaiano le lavastoviglie abbandonate nei boschi. Qualcuno sta versando tutto l’alfabeto sulla campagna, non è l’autunno e nemmeno io, e se lo prendo non avrei bisogno di maledirlo, piuttosto gli farò un buco in testa per guardarmelo meglio. Quello è il posto dove avevo piantato un albero di femmine ma sono tutte volate via e anche tu sarai sempre più piccola fino a sparire.
Prenditi un bacio con la bocca sporca di nutella e taci, che adesso mi metto in affari mi compro un orso e rivendo la pelle, vedrai che fosforescente divento. Basta cercare cibo, mettici la carcassa del desiderio che ti resta, trafughiamo le scene dei film e le rifacciamo al contrario, finalmente depravati, un colore per volta. E ricorda, io se rubo lo faccio per la luna che risplende sulla refurtiva, non per te ma per il tuo spavento grande come la mia apertura alare.