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i sorrisi che un gatto non può fare

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Avevo pronto un post bello cattivo, natalizio come dire, ma questi sono stati giorni tristi e non ne avevo più voglia. E’ successo che ho scavato nella terra fangosa di un bosco per seppellire un gatto che avevo visto morire. E che per 18 anni avevo visto vivere. Però anche le parole sono rimaste sotto le foglie e io non riesco a tirarne fuori una che non sia più penosa dello sgocciolare della nebbia sui rami e voglio tenermi per me l’ultimo bacio freddo e gli occhi bagnati di mia sorella e i sorrisi che un gatto non può fare e i suoi sogni che non finiscono mai, e voglio immaginare che il suo sogno di adesso è lo stesso che ho fatto io stanotte. E poi per sfuggire al vuoto voglio raccontare un’altra cosa che non è un’altra cosa ma si può far finta che lo sia e pensare che io sia un inventore di stranezze, che faccio buche per riempirle di turbamenti. E invece c’era questa pallina dell’albero di natale che si muoveva, oscillava, leggermente ma in modo evidente, e non c’era verso di fermarla che subito riprendeva a muoversi, ed era l’unica in tutto l’albero. Era una cosa solo curiosa fino a quel punto, di quelle stramberie tipiche di internet che poi ormai non ci crede più nessuno, e però dal momento che come espediente narrativo non sarebbe una gran trovata preferirei mi credeste, già che io l’ho vista coi miei occhi la pallina dondolare per giorni e giorni, e senza sapere che questo ancora non era niente. Perché poi è successo che dall’altro giorno, da quando la Peggy è morta, la pallina si è fermata. Lo giuro. Continuo a guardarla ancora per vedere se si muove. Non si muove più. E resta lì come un sorriso spento. E’ che a me queste cose mi fanno avere fiducia nel futuro. Cioè che un sorriso ci sia da qualche parte, e non mi interessa dove.

peggy bosc2


settembre sexy. 4

Prenditi un bacio con la bocca sporca di nutella e taci, che adesso mi metto in affari mi compro un orso e rivendo la pelle, vedrai che fosforescente divento. Basta cercare cibo, mettici la carcassa del desiderio che ti resta, trafughiamo le scene dei film e le rifacciamo al contrario, finalmente depravati, un colore per volta. E ricorda, io se rubo lo faccio per la luna che risplende sulla refurtiva, non per te ma per il tuo spavento grande come la mia apertura alare.


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È successo che non sapevo cosa fare quel giorno così stetti ad aspettare fuori dal negozio di bigiotteria, godendomi il sole leggero che carezzava la piazza. Pensavo che rapire la commessa del negozio poteva essere una buona idea, sarebbe stato divertente, beninteso io non sono un maniaco o uno di quei malintenzionati che hanno problemi con le ragazze e magari le violentano, no io volevo solo passare il pomeriggio. Erano i suoi capelli neri che mi piacevano, e del resto non avrei potuto apprezzare altro dal lontano e fluttuante riflesso della vetrina. Avevo lasciato la mia macchina in quel vicolo stretto e solitario dove lei sarebbe passata, e dove in qualche modo l’avrei trascinata sul sedile ripartendo a tutta velocità. Insomma una specie di piano ce l’avevo.  E per il resto avrei improvvisato, l’avrei portata sul fiume, in quel tratto dolcissimo  dove l’acqua comincia a perdersi dentro il bosco, così per farla rilassare e perché mi sorridesse. Come adesso che sembra guardarmi dal vetro e tra le sagome dei passanti intravedo le sue labbra schiudersi al bagliore del sole. Poi la porterei non so in città o in un centro commerciale per camminare tra la gente e vedere gli uomini voltarsi, che a quel punto lei sarebbe già  diventata mia complice, e così verso sera saremmo andati a mangiare sulle colline prima di accompagnarla a casa e prendermi un bacio pieno di tante cose. Insomma la solita storia d’amore tra la vittima e il carnefice, con il tempo che ridisegna i contorni delle maschere ad ogni sguardo. Adesso però è inutile stare a fantasticare, a momenti lei passerà davanti a me,  e dovrò agire. E se qualcosa non andasse per il verso giusto? Ma no eccola, sembra venire incontro al suo destino disarmata e docile come un sogno, esce, e mentre arrendevolmente abbraccia quell’uomo sembra abbracciare me, e quel bacio, moltiplicato dalla vetrina, sembrano tutti quei baci che lei non mi darà mai. E io sono triste come i gradini della chiesa, triste come i pali della luce, triste come sarebbe un maniaco che allora a questo punto avrebbe anche ragione a violentarla, e quando uno dice che se le cercano, sì, vanno violentate, perché ditemi che cosa avrei mai fatto di male io, io volevo solo passare un pomeriggio, io un piano ce l’avevo, e ditemi cosa ci faccio adesso con questo mio pomeriggio e con tutta questa bigiotteria che ho dentro la testa e anche nel cuore, perché io ho un cuore e non lei ad allontanarsi così con quell’uomo, mentre io qui a vedermi specchiato da lontano a fare l’inventario di quello che c’è in questo cuore, bigiotteria. Bigiotteria.